Con il 1859 e le vicende legate alla seconda guerra d'indipendenza anche Zeri. come gli altri comuni lunigianesi, votò l'annessione al Piemonte. Furono eletti quattro deputati della provincia di Pontremoli all'assemblea dei rappresentanti delle province parmensi: Gian Carlo Dosi per Pontremoli, Camillo Coppini per Filattiera, Girolamo Giuliani per Zeri-Mulazzo e Francesco Raffaelli per Bagnone. Il 28 dicembre del 1859 un decreto del governo delle province dell'Emilia, retto dal Farini, determinò le nuove province tra le quali Massa Carrara, formata da tutti i territori già appartenenti agli Estensi e ai Borboni. Una soluzione che doveva essere provvisoria, ma che divenne definitiva con la proclamazione dell'Unità d'Italia (la Garfagnana fu unita a Massa Carrara nel 1861 e se ne distaccò nel 1924). La questione dell'appartenenza dei territori lunigianesi alla provincia di Massa Carrara tenne banco per parecchi decenni. Inizialmente sembrava che il governo nazionale fosse intenzionato a sopprimerla ditribuendo le varie parti alle diverse province confinanti. Pontremoli propendeva per Parma oppure in second'ordine Genova. Successivamente prese corpo la proposta di istituzione di una nuova provincia con capoluogo La Spezia e la comunità di Zeri la appoggiò apertamente. Gli Zeraschi intanto cominciavano a lamentarsi per la mancanza di una strada di collegamento con i centri vicini. La montagna appenninica continuava ad offrire come nei secoli prcedenti le modeste risorse di terreni mediocremente fertili. Le fasce di coltura che circondavano i paesi erano suddivise, così come oggi, in piccoli appezzamenti. Ogni famiglia, ogni frazione produceva per sé e per la propria sopravvivenza : farina di castagne, patate, soprattutto grano.Nella zona di Coloretta fu prticato anche l'allevamento de baco da seta e vi erano estese coltivazioni di gelso. Ma più della terra contava l'allevamento degli animali quello delle pecore soprattutto. Nel 1836 sul territorio comunale se ne contavano 6.241, i bovini erano 1.567, le capre 807, i cavalli 26, gli asini e i muli 193, i maiali 443. Le difficile condizioni di vita aprirono il doloroso capitolo dell'emigrazione, un esodo che è durato sino agli anni Sessanta..