Dopo un periodo dominato dagli Spagnoli, Pontremoli con Zeri fu ceduta alla Republica di Genova nel 1647, che tre anni dopo la rivendette al Granduca di Toscana al prezzo triplo di quanto era stata pagata. Il dominio fiorentino durerà sino alla fine del '700 e costituirà un periodo di grande sviluppo economico e mercantile grazie alle agevolazioni fiscali concesse dal Granduca ad alcune famiglie pontremolesi. E' in questo tempo che il centro pontremolese si rinnova urbanisticamente con la costruzione di grandi palazzi signorili che ancora oggi testimoniano la prosperità di quell'epoca che fu chiamata "barocca". Molte furono le riforme avviate dal granduca Pietro Leopoldo che trasformarono la Toscana in uno dei territori meglio ordinati d'Europa, una di questa, l'unificazione amministrativa eliminò gradualmente tutte le autonomie. Nel 1777 fu sciolto il consiglio generale del comune di Pontremoli di cui le valli di Zeri facevano parte e trasformato in una comunità retta da un gonfaloniere di nomina granducale assistito da sei priori e da un consiglio di diciotto membri. In questo modo si modificarono successivamente anche i confini e con alcuni "quartieri pontremolesi" furono istituiti i comuni di Caprio e di Zeri, che comprendeva anche Arzelato, Guinadi, Navola e Cervara (queste ultime tre "parrocchie" ritornarono al comune di Pontremoli nel 1851 per decreto del duca di Parma Carlo III). Nel 1778 Pontremoli venne dichiarata "città nobile" dal Granduca di Toscana e nove anni dopo fu istituita la sede vescovile. Nel mese di luglio del 1786 il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo d'Asburgo Lorena visitò la Lunigiana e arrivò anche a Zeri. Del suo viaggio ci ha lasciato una relazione molto interessante sotto il profilo storico, pubblicata nel 1970 dall'editore Olscki di Firenze.